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Robert Greter
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Robert Greter
Robert Greter, artista di origini svizzere, nato a Lucerna nel 1885, è prevalentemente conosciuto per le sue piccole sculture animalier di gusto liberty.
Attivo a Milano nel primo decennio del Novecento, si forma prima alla Scuola di Arti e Mestieri di Zurigo e poi, in seguito al trasferimento a Milano, presso l’Accademia di Brera dove è allievo di Enrico Butti (1847 – 1932), protagonista indiscusso della scultura monumentale e funeraria lombarda degli ultimi decenni dell’Ottocento. Ben nove sono le sculture funebri che Butti esegue per diverse famiglie nel Cimitero Monumentale di Milano, luogo in cui lavorano anche i suoi allievi, tra cui Michele Vedani (1874-1969), Giannino Castiglioni (1884-1971) e lo stesso Robert Greter. Tre le prime opere eseguite dallo scultore svizzero compare infatti l’edicola commissionata dalla famiglia Reyna all’interno del Cimitero Monumentale di Milano nel 1905 e completata nel 1909. Composta da una struttura piramidale, ideata insieme all’ingegner De Martini, ha come punto focale un bassorilievo bronzeo che avvolge la porta. Tra flessuose e intricate combinazioni di rovi e foglie che circondano l’iscrizione «famiglia Reyna» e il bel cancello in ferro battuto, compare il ritratto della giovane Anna Reyna, morta a soli diciotto anni, abbracciata e trasportata da un angelo della morte con le ali spiegate, che arrivano fino all’altro lato del portale, dove un’altra donna – certamente la madre – piange coprendosi il viso con le mani giunte.
Una composizione di stampo bistolfiano, spiccatamente liberty, in cui la tensione simbolista culmina con un’iscrizione posta sulla sommità del monumento, «Muor giovane colui ch’al cielo è caro» frase leopardiana che cita un verso del poeta greco Menandro. Greter opera dunque nel pieno del contesto liberty di inizio secolo: apprezzato dalla critica e accompagnato dal maestro Butti, esordisce all’Esposizione di Milano del 1906 per il traforo del Sempione con la scultura in bronzo Kneqae.
Pochissime sono le notizie biografiche raccolte attorno alla figura di Greter, ma diverse sono le opere passate sul mercato antiquario: placchette bronzee decorate con piccoli ritratti a bassorilievo e soprattutto sculture di animali, tra cui felini, cammelli, capre, orsi, elefanti. Abbiamo testimonianza della sua attività nel campo della scultura animalier grazie ai cataloghi delle esposizioni dei primi anni Dieci a Milano, stagione peraltro particolarmente fertile per i soggetti di questo tipo: nel 1911 partecipa all’Esposizione annuale di Belle Arti con due esemplari di Caprette in bronzo, mentre nel 1912 presenta un Orso bianco e un Elefante in bronzo, soggetto più volte esplorato nella sua produzione.
La versione firmata «Rob Greter» e datata 1914 raffigura l’elefante mentre incede a passo lento, con la proboscide protesa in avanti. La lavorazione vibrante delle superfici sfocia in un naturalismo che non si preoccupa del dettaglio ottico, ma che esplora soprattutto il movimento dell’animale nello spazio e la sintesi dei piani: le zampe quasi sembrano fondersi con la base, in un moto uniforme che freme agilmente in tutte le linee dell’esemplare esotico. In questa indagine condensata e dinamica, l’Elefante si nutre certamente dell’andamento sinuoso e morbido della scultura liberty del primo Novecento lombardo.
Elena Lago
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